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Perché a Salisburgo, nel 1760, un Mozart di appena quattro anni si diverte a tormentare la propria bambinaia mentre il suo genio musicale cresce di pari passo con una smania irresistibile di pronunciare frasi oscene? E cosa spinge un giovanissimo e già snervato Ludwig Wittgenstein a dare ripetizioni di letteratura a un suo coetaneo particolarmente tardo che risponde al nome, non ancora inquietante, di Adolf Hitler? E cosa ci fa un impiegato ministeriale della Roma odierna alle prese con un saccente monaco del XV secolo? Leggendo i racconti di Meacci - un mix di fantasia, passione civile e invenzione letteraria - si ride, e ci si indigna.